Le peculiarità altoatesine nella narrativa italiana: il caso di Eva dorme di Francesca Melandri

In tutto il libro si trovano tantissimi riferimenti critici nei confronti del censimento. L’autrice non nasconde la sua opinione scettica. Introduce nel libro figure di tanti protagonisti che non si inquadrano nella suddivisione facile voluta dal censimento. L’autrice mostra ai lettori due figure-simbolo per farci capire gli stretti limiti di questa soluzione legale.

Il primo è il caso del Signor Song. È un emigrante dal Sud-Est della Cina che abita attualmente con la sua famiglia in Alto Adige, dopo aver vissuto in diverse città italiane. I figli del Signor Song sono nati in Italia. Abitando nel Tirolo del Sud, la famiglia dei migranti cinesi fu costretta a censirsi:

[…] al censimento del 2001, gli fu chiesto di mettere una croce su una di tre caselle: italiano, tedesco o ladino. Nessun’altra possibilità era ammessa, solo queste tre sono le etnie riconosciute in Alto Adige. Per partecipare dei benefici della Regione a statuto speciale era necessario compilare e firmare la dichiarazione d’appartenenza al gruppo linguistico. L’intestazione del formulario, in tedesco, diceva:Sprachgruppenzugehörigkeitserklärung (Melandri 2017: 22).

Il Signor Song sceglie l’italiano per lo spavento che prova nel vedere la parola tedesca con troppe sillabe.

Un personaggio del genere è introdotto nel libro per mostrare in modo evidente le lacune del sistema di censimento. Anche un migrante per poter usufruire dei servizi nella provincia si deve dichiarare appartenente a uno dei gruppi.

L’altra figura, invece, è quella di un barista incontrato casualmente:

Il barista è gentile e parla bene sia l’italiano che il tedesco, con marcato accento bolzanino, ma ha viso, pelle e gesti maghrebini. Chissà al censimento che casella ha barrato sul modulo (Melandri 2017: 89–90).

Il personaggio è allo stesso tempo sia un locale che un forestiero. Locale per le competenze linguistiche già acquisite, caratteristiche per i sudtirolesi, seppure con un accento locale (bolzanino), ma anche forestiero per l’aspetto fisico («viso maghrebino»). Come tutti gli altri abitanti della regione, per avere i pieni diritti (e pure per poter lavorare in Alto Adige) doveva scegliere una etnia tra quella tedesca, quella italiana e quella ladina.

Dalla descrizione il lettore capisce che il barista, come il cinese, non entra facilmente in queste categorie. Qualsiasi sia la sua scelta, sarà sempre una decisione che non rispetta la sua vera origine. È un altro simbolo di insufficienza e inefficienza del sistema. Allo stesso tempo è anche un segno di quanto le classificazioni etniche non siano adatte per il mondo di oggi. Magari prima dei tempi della globalizzazione e delle grandi migrazioni tale soluzione avrebbe potuto funzionare – sembra voler dire l’autrice – ma ora, con i cambi radicali del mondo il vecchio modello non è più adatto.

s. 202-203