Le peculiarità altoatesine nella narrativa italiana: il caso di Eva dorme di Francesca Melandri

Il presente paragrafo ha come unico obiettivo quello di indicare nel modo più oggettivo possibile i momenti più significativi della storia regionale, indispensabili per capire la seguente analisi letteraria, senza però entrare troppo nei dettagli.

Fino alla metà del XIV secolo l’Alto Adige è parte integrante della sovrana contea del Tirolo. Nel 1363 quest’ultima viene ceduta da Margareta Maultasch a Rodolfo IV d’Asburgo e così entra a far parte dell’Impero Asburgico (Hempel 2008: 9), fino all’inizio del XX secolo (quasi ininterrottamente). Il territorio dell’attuale Alto Adige è concesso all’Italia in cambio dell’entrata in guerra, in seguito al trattato segreto stipulato nel 1915. Dopo la fine della prima guerra mondiale, nel 1919, il «Paese di cultura alpina e di lingua tedesca […] viene diviso in due parti in seguito al trattato di Saint-Germain[-en-Laye]» (Vassalli 2015: 24) che conferma l’annessione dell’Alto Adige all’Italia.

Subito dopo l’annessione all’Italia, comincia il periodo di intensa snazionalizzazione e italianizzazione contro la popolazione tirolese e ladina. A capo di tale processo di obbligatoria assimilazione culturale e linguistica delle minoranze nelle ex-terre dell’Impero Asburgico (Sternalski 2013: 51) c’è Ettore Tolomei: “il profeta e l’ideologo del fascismo tra il Brennero e Trento” (Vassalli 2015: 20), definito da Vassalli, come il personaggio «al quale si deve l’“invenzione” dell’Alto Adige» (Blanco 2006: 131). Dal 1918 è convocato a dirigere il Commissariato alla Lingua e alla Cultura per l’Alto Adige a Bolzano; successivamente nel 1923 proclama il manifesto nazionalista intitolato Provvedimenti per l’Alto Adige in cui formula i principi di italianizzazione, tra i quali il divieto dell’uso del nome ‘Tirol’ sostituito dal nome ‘Alto Adige’ (Sternalski 2013: 53). Altri provvedimenti che portano alla snazionalizzazione del Tirolo del Sud erano:
–– italianizzazione della toponomastica e dei nomi e cognomi tedeschi;
–– divieto di insegnamento in tedesco; la sola lingua ammessa a scuola era l’italiano (tale situazione ha provocato la nascita di Katakombenschulen, le scuole clandestine esistite fino al 1943);
–– inclusione delle terre del Tirolo del Sud nella provincia di maggioranza italiana del Trento;
–– ampliamento delle linee ferroviarie che collegavano l’Italia (Sternalski 2013: 53–54).

Nel 1939, in virtù dell’accordo tra Italia e Germania, viene introdotto il sistema chiamato Opzioni (Blanco 2006: 132) che impone ai sudtirolesi e ai ladini un’alternativa dolorosa. Possono scegliere tra la cittadinanza tedesca, la quale implica il trasferimento obbligatorio nella Germania nazista, oppure quella italiana che avrebbe permesso loro di rimanere nella propria terra, rinunciando così ad essere riconosciuti come una minoranza e imponendo loro l’obbligo di piena italianizza zione. Di conseguenza coloro che optano per la Germania vengono chiamati nazisti, invece quelli che decidono di rimanere in Italia sono accusati di tradimento.

s. 189-190