Le peculiarità altoatesine nella narrativa italiana: il caso di Eva dorme di Francesca Melandri

Anche se le ultime due citazioni trasmettono delle opinioni molto positive, in realtà non sono niente più che altri stereotipi, cioè modelli generici, convenzionali e semplificati (Treccani… 2018).

Come accennato, accanto agli stereotipi degli italiani ci sono anche quelli dei sudtirolesi, che al contrario non sono molto presenti nel romanzo. Uno dei pochi brani che si potrebbe evocare riguarda l’opinione con cui si doveva confrontare un giovane militare italiano: «I Walschen[3] sono disonesti, e con prepotenza da militari ne approfittano per non pagare» (Melandri 2017: 244). Evidentemente però la simpatia dell’autrice sembra andare verso gli autoctoni, perché la citata opinione viene subito motivata dalle truffe dei militari italiani che non pagavano per il cibo comprato dai contadini locali.

Per concludere la parte dedicata agli stereotipi e ai pregiudizi reciproci, vale la pena citare due frasi emblematiche che scambiano tra sé due altoatesini: una di lingua tedesca e l’altro di lingua italiana:

«La maggior parte degli altoatesini di lingua italiana pensano che voi sudtirolesi di lingua tedesca siete tutti nazisti».
«La maggior parte dei sudtirolesi di lingua tedesca pensano che voi altoatesini di lingua italiana siete tutti fascisti» (Melandri 2017: 238).

L’umorismo delle espressioni consiste nel mostrare in modo esagerato il meccanismo di funzionamento dello stereotipo. Tutte e due sono opinioni comuni, generiche e superficiali. Si basano sull’antagonismo tra le popolazioni, hanno radici storiche e, soprattutto, i due gruppi si attribuiscono a vicenda gli stessi difetti e vizi e rimandano uno all’altro le stesse colpe.

La separazione dei gruppi linguistici e il censimento etnico

Dopo l’approvazione, ottenuta da Magnago, del Pacchetto, le popolazioni locali – italiana e tedesca – vengono del tutto separate. Era infatti, questo, uno degli obiettivi principali del politico:

Era fondamentale che le comunità etniche dell’Alto Adige fossero censite, quantificate, e divise chiaramente l’una dall’altra: le scuole e gli istituti culturali e linguistici, soprattutto, perché solo separando da quella italiana la cultura e la lingua sudtirolese la si poteva proteggere efficacemente (Melandri 2017: 304).

s. 200

[3]Un modo spregiativo di chiamare gli italiani nell’Alto Adige.