La Puglia, una terra da scoprire Un viaggio con Kazimiera Alberti

Attraverso l’antica «Traiana» ci dirigiamo insieme alla coppia Tra le corna del cervo, a Brindisi. L’autrice polacca qui delinea il paesaggio di questa tratta, tra gli ulivi e le loro stravaganti forme, «simbolo della pace» e «albero sacro del Mediterraneo » (Alberti 1951: 89–90). Brentesion fu creata all’epoca cretese, in questo punto: tra le corna del cervo. Ci spiega come il nome di questa città derivi appunto dalla parola messapica brunda ovvero cervo per la forma dell’insenatura che ci fa pensare ad una testa di quest’ultimo. Notevole anche la spiegazione della differenza tra il significato delle corna del cervo in due diverse discipline: la zoologia e la geografia. Nella prima simboleggiano inquietudine, combattimento; nella seconda rappresentano un posto molto calmo (Alberti 1951: 90–91). Ancora una volta dimostra la costante ricerca di tranquillità dell’autrice, colmata dalla serenità trasmessa da questa terra.

La prossima fermata, la terra di mezzo tra Oriente e Occidente sin dai tempi più remoti, è Otranto. La storia è il centro della narrazione. Il tallone dello stivale d’Italia (Alberti 1951: 94) è testimone di una delle tragedie religiose che hanno coinvolto migliaia di innocenti, per lo scontro tra i Cristiani e i Musulmani. Il massacro avvenuto nel 1480 ha segnato profondamente la storia di questa cittadina che però nonostante tutto è sempre lì, lungo la sua costa scaldata dal sole (Alberti 1951: 98). In qualche modo l’autrice cerca sempre di trovare uno spiraglio di luce alla fine del tunnel.

In questa sosta ad Otranto, l’Alberti ci porta a vedere da vicino il pavimento in mosaico della Cattedrale opera del prete Pantaleone, minuziosamente descritto, che ha lasciato a bocca aperta la scrittrice e alletta il lettore alla scoperta di questa meraviglia. Si tratta di una città, Otranto, che è stata segnata da diversi avvenimenti storici turbolenti, nella quale è presente un senso di quiete, che però è nato dopo aver subìto eventi negativi. I misteri tuttavia non sono ancora terminati. In questa cittadina c’è un altro segreto pugliese legato a una torre romana, un tempo faro, che si spegneva all’improvviso. Il ladro dell’olio del faro si dice che fosse un serpente marino, attualmente disegnato nello stemma della città (Alberti 1951: 102). Lava indurita ad Otranto è il frutto di una riflessione nata sulle località che hanno qualcosa da raccontare: «Sono le città stigmatizzate a fuoco, e la loro temperatura “sotto-pelle” le distingue spesso dalle grandi, fredde metropoli» (Alberti 1951: 102).

Ritorniamo ai preziosi insegnamenti dalla preistoria in Lezione di geologia nella grotta Romanelli. Questa lezione di geologia è svolta dalla balconata pugliese che gli ha permesso di ammirare come è formato il territorio. A Castro, l’Alberti e Cocola hanno la possibilità di fare un’escursione in barca che gli permette di raggiungere la grotta Romanelli, nascosta tra «i resti delle zanne di “elephas antiquus”» (Alberti 1951: 103).

L’autrice illustra i dettagli di questa grotta, che si riesce a dedurre fosse prima sotto il livello del mare e ci svela attraverso la descrizione dei segni che ci sono sul pavimento, la presenza di testimonianze dei periodi interglaciali (Alberti 1951: 104). Invita dunque il lettore a fare questa magnifica passeggiata in barca per poter assaporare ed immergersi in questo spettacolo della natura.

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