La Puglia, una terra da scoprire Un viaggio con Kazimiera Alberti

Partendo da questo presupposto, ci presenta diversi personaggi che hanno reso interessante e talvolta fuori dal normale la storia di Conversano:

Tancredi, figlio di Goffredo, III° conte di Conversano, eroe crociato che tanta parte occupa nella «Gerusalemme Liberata». […] Con l’avvento della casa Acquaviva d’Aragona, Conversano cominciò a produrre i tipi più forti del suo repertorio (Alberti 1951: 193).

Uno dei personaggi più famosi ed estrosi della storia pugliese è proprio Giangirolamo II d’Aragona, noto come il «Guercio di Puglia». Quest’ultimo, oltre a far squagliare vivi dei canonici ed a rivestire le poltrone del proprio castello con le loro pelli, è celebre per aver commissionato il più grande ciclo pittorico della Gerusalemme Liberata, ma soprattutto per essersi inventato un modo per eludere le tasse imposte dal re del regno di Napoli Ferdinando I d’Aragona per la nascita di nuovi centri urbani[3]. Grazie a questo stratagemma inventato dal Guercio di Puglia, sono nati i trulli di Alberobello, oggi patrimonio dell’UNESCO a partire dal 1996.

Oltre ai diversi personaggi bizzarri che si concentrano nella storia di Conversano, degni di nota sono anche i monumenti ed il paesaggio:

Così, con la borsa piena, ripartiamo da Conversano, allegri per essere riusciti ad «accendere due candele insieme» (come dice il proverbio polacco) davanti a due idee che non si possono sopportare vicendevolmente. Davanti la fenomenologia di Husserl e, contemporaneamente, davanti l’onesto e vieto realismo (Alberti 1951: 197).

Seguendo l’autrice ci ritroviamo ad ammirare le grotte di Castellana, definite come un «castello sotterraneo della Puglia» (Alberti 1951: 198). Confrontandole con le grotte che ha visitato in giro per il mondo, ci propone di visitarle come se fossero i castelli della Loira, le chiese gotiche francesi ed in questo modo:

Vedrai un teatro nel quale non fosti mai; davanti ai tuoi occhi si apriranno scenari mai veduti, paurosi e capricciosi, armonici e mostruosi, primitivi e raffinati, forti e delicati! (Alberti 1951: 199).

Ci anticipa in qualche modo le sensazioni che ci susciterà la vista di queste grotte che ci lasceranno a bocca aperta:

Sarai sbalordito davanti ad un’architettura mai gustata nella vita; architravi, capitelli, arcate, cripte, cupole; ed allora comprenderai che la pietra vive, che questa pietra creduta insensibile ha la forza di creare migliaia di aspetti e visioni con genio folle da gigante. Comprenderai che questa pietra è da sola architetto e scultore, che, dal travaglio dei secoli, trae dal suo interno le forme dell’uomo stesso non presentite, e vedrai, con tutto il tuo orgoglio di originale, quanto sia grande la tua piccolezza, quanto enorme la tua inferiorità, davanti la fantasia e la forza della natura (Alberti 1951: 199–200).

s. 173-174

[3] Vedi R. Astremo (2015).