“Che cos’è la poesia?” (Derrida, Uniłowski, Berardi).

Aleksander Nawarecki

(Uniwersytet Śląski w Katowicach)
E-mail: aleksander.nawarecki[at]us.edu.pl
ORCID: 0000-0001-7271-2080
DOI: 10.31261/FLPI.2021.03.06
„Fabrica Litterarum Polono-Italica” 2021, nr 1, s. 79-96

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Abstract

L’articolo si presenta come un trittico sulla poesia di Jacques Derrida, Krzysztof Uniłowski e Franco Berardi. Espone inoltre, le differenze tra la posizione di un filosofo, un critico letterario e un politologo, e allo stesso tempo la diversa sensibilità di un francese, di un polacco e di un italiano. La domanda iniziale “Che cos’è la poesia” formulata in italiano, ha conseguenze importanti, poiché secondo l’opinione di molte nazioni europee, la lingua italiana risulta essere melodica, infantile e nel contempo poetica. L’effetto di questo stereotipo è l’”italianizzazione” della poesia associata a divertimento, piacere, sensualità, dolcezza, ecc. Derrida (come suggerisce l’autore del testo) dialoga con questo mito paragonando la poesia a un riccio di una fiaba per bambini. Il filosofo bolognese al contrario, rifiuta le associazioni “infantili”, attribuendo alla poesia un potere curativo, rivoluzionario, messianico. D’altra parte, Uniłowski, inizialmente riluttante nel commentare poesie, scopre l’originalità e l’attualità della posizione di Berardi, che provoca una serie di associazioni riguardanti le discipline umanistiche sia contemporanee che antiche.