Viaggio storico e letterario nella comunità dei Tatari polacco-lituani attraverso Baśnie, podania i legendy polskich Tatarów di Selim Mirza Chazbijewicz

La protagonista del racconto di Chazbijewicz vive un amore infelice che la tormenta portandola quasi alla pazzia, per questo, richiamandosi alla tradizione arabo-persiana, la ragazza viene chiamata Leila.

Un altro racconto interessante è Il paggio tataro. Il racconto è ispirato a una leggenda tratta da una storia vera, molto popolare in Polonia. Protagonisti della storia sono Janusz Radziwiłł (1579–1620), sua moglie Sophia Oledkovich Radziwiłł (1585–1612) e il giovane tataro Smolski, al servizio del principe. Si racconta che la principessa e il paggio si innamorarono perdutamente. Il principe li colse in flagrante e condannò a morte il giovane tataro. Il paggio, trovato in possesso dei gioielli e delle monete che gli aveva donato la principessa, fu accusato di furto e ucciso per annegamento.

Il principe Radziwiłł nel racconto è definito traditore perché aveva tradito la patria nel “Potop szwedzki” ovvero il «Diluvio svedese», termine con cui si intende l’invasione che subì la Confederazione polacco-lituana da parte dell’Impero svedese tra il 1655 e il 1660. Poiché Radziwiłł aveva stipulato accordi con la Svezia (Gerasimova 2009: 447–463) nella cultura popolare polacca il principe è descritto come un personaggio negativo. La protagonista femminile del racconto è Santa Sophia di Slustk (1585–1612), molto venerata tra gli ortodossi. Rimasta orfana in giovane età, fu data in moglie a soli quindici anni al principe Janusz Radziwiłł. Sophia continuò a seguire il credo ortodosso anche dopo le nozze e la santa è considerata dai fedeli simbolo di devozione e generosità.

I Tatari, come già detto, erano musulmani e per questo spesso nei loro racconti e leggende si parla dei precetti dell’Islam. Uno dei racconti che ha per protagonista un giovane musulmano è Abid. Il ragazzo un giorno si reca in un osteria dove a servirlo trova una donna. La locandiera costringe il giovane a bere l’alcol. Ubriacatosi Abid abusa della donna e in seguito uccide il figlio dell’oste. Il racconto spiega dunque il motivo per cui un buon musulmano dovrebbe astenersi dall’alcol. La storia di Abid e degli effetti negativi dell’alcol ci riporta a una leggenda sul Profeta Muhammad diffusa in Occidente nel Medioevo. Secondo la leggenda, il Profeta dell’Islam, dopo essersi ubriacato, uccise il monaco Buhira. Resosi conto delle gravi conseguenze a cui poteva portare l’alcol, il Profeta proibì alla comunità musulmana l’uso di tali bevande.

Concludiamo con un racconto che ha per protagonista il Profeta Abramo. La storia è di particolare interesse per i riferimenti storico-religiosi che attingono a fonti cristiane e musulmane. All’inizio del racconto l’autore menziona il re Nimrod. Il Profeta Abramo nacque infatti durante il suo regno ed è considerato il primo patriarca per Ebrei, Cristiani e Musulmani, nonché il primo monoteista. Secondo il Corano «Abramo non era né giudeo, né nazareno, ma puro credente e musulmano.

s. 216-217