Pirandello, dunque come diffidare della propria realtà

Tadeusz Sławek

(Uniwersytet Śląski w Katowicach)
E-mail: tadeuszslawek[at]poczta.onet.pl
ORCID: 0000-0002-7148-5063
DOI: 10.31261/FLPI.2022.04.01
„Fabrica Litterarum Polono-Italica” 2022, nr 1

Scarica l’articolo
Scarica tutto il numero
l’articolo e’ disponibile in polacco

Abstract

Il testo è un tentativo di presentazione dell’estetica di Pirandello come sofisticata eredità dell’estetica delle rovine nella tradizione italiana, di cui Giovanni Battista Piranesi ne fu un grande rappresentante. Così, come afferma Umberto Eco, attraverso l’estetica è possibile osservare il cambiamento radicale del concetto di perfezione formale e completezza di un’opera d’arte nella scrittura del drammaturgo italiano. Inoltre, l’estetica permette di far provare piacere pur rappresentando la distruzione. La citazione di Diderot, in cui il filosofo francese sostiene che una bozza possa essere più bella di un dipinto già completato, poiché in esso vi è più vita e meno forma, potrebbe fungere da importante via interpretativa per l’opera di Pirandello. Così, una bozza diventa più interessante di un’opera finita. La letteratura ha il controllo sulla forma, e dunque sul linguaggio, ma come dimostra Pirandello, la letteratura è una fredda istituzione incapace di contenere il calore e il palpito della vita che sempre sfugge alla giurisdizione letteraria. L’opera di Pirandello è dunque un episodio importante nella storia del razionalismo occidentale, che critica i tentativi falliti della storia di costruire un mondo secondo i principi del funzionamento della razionalità e del buon senso.