Między Ustami Italji a brzegiem Nervi Przypadek Kazimiery Alberti

s. 56

 

– Non so, Marysia. In riva al mare c’è sempre vento.
– Troveremo proprio un cantuccio dove anche in riva al mare non vi sia vento. Vedrai! E che vi sia gente dal gran mondo. Però, senza uniformi. Pensa! Vedere un bell’uomo senza galloni, alamari, bracciali con «S.S.», in pantaloni sport e camicia bianca. Interessante, intelligente, un vero europeo. Credi esista ancora qualche essere simile, sul mondo? Qualcuno che sia capace di deporre avanti ad una donna una rosa affianco alla coppa di vino, e nel tempo stesso discutere intelligentemente. E, senti ancora! L’onda deve essere subito ai nostri piedi. E quando ne scappa una deve subito giungere l’altra. E vi devono essere degli scogli disposti in disegni fantastici, niente sabbia!…

Marysia, ricordi quella «domenica nera»? Oggi mi è tornata in mente, vivissima, qui a Nervi. Ed ancora altre. Quell’altra… Ognuna di esse. Tutti i nostri sogni del riposo, della bellezza del mondo che avrebbe dovuto ripagarci. Aggiungevi sempre: «per tutto!»

E vedi! Nessuna «Cipro», nessuna «Rodi» nessuna «Maiorca», nessuna «Madera». Ma proprio questa «Riviera» che non abbiamo neanche preso in considerazione perché per me era troppo nota, tante volte attraversata – andata e ritorno – ed a te pareva troppo ordinaria, «dal suono banale come un vecchio valzer» dicevi.

E proprio qui, in questo… «vecchio valzer» ho trovato una strofa che mi piace tanto e che certo anche tu ameresti. Poiché qui è proprio giusto come abbiamo sognato. «Che non sia grande». E molti posti graziosi della riviera, in notevole quantità, si sono sviluppati in città ed hanno perduto il carattere climatico. E niente perde di più ogni attrazione, come una città che fu «luogo di villeggiatura».

Nervi lotta per non diventare «città». A sé, da sola, od un sobborgo di quell’ancor più grande città che è Genova. Fortunatamente Genova non l’ha ancor inghiottito, sebbene sia sempre avida di spazio, a destra ed a sinistra.

«Che sia silenziosa». Marysia! Qui vi sono ancora interi quartieri nei quali è vietato costruire grandi edifici che divorino il panorama. Soltanto villette! Ed in una di queste è possibile trascorrere molte settimane senza avvertire i tentacoli di quel polipo che si chiama «città». E qui vi sono due enormi parchi, – «Groppallo» e «Serra» – dove ogni panchina è lontana dall’altra, dove le piante le più originali si sono dato convegno dai più esotici paesi. Al centro di un prato vi è un’enorme albero, dalla foggia di una barca, che ha navigato fin qui dalle Indie e del quale penso non aver mai visto l’eguale.

E le palme, che riveriamo sempre con tanto rispetto! Se sapessi quante specie ve n’è qui! Ventiquattro giardinieri sono al lavoro continuamente perché i parchi di Nervi siano ben curati!

In uno di essi vi è anche una «Galleria d’arte moderna». I suoi quadri sembrano addormentati, tranquilli; non sono ancora passati per quella passione che in tutto il mondo ha più tardi risvegliato Claude Monet. Ma penso che qualcuno di essi, come quelli di Rubaldo Morello, piacerebbe anche a te.

«Ma, che vi sia anche il gran mondo!» «Il gran mondo in un qualcosa di molto piccolo!» Soltanto la fine del XIX secolo seppe creare ciò, mettendo d’accordo i buoni usi di società con il riposo, i pranzi mondani con le interessanti conversazioni; al mattino, sul terrazzo, il libro filosofico, indispensabile in viaggio; a sera il valzer e qualche «cotillon» con i fiori e gli inchini che ci spingevano sempre al riso, poiché il tango era il ballo della nostra giovinezza, così come oggi il «boogie woogie» è l’idolo delle diciottenni.